La prima occasione sprecata è ormai alle spalle. Una settimana fa Gema ha ceduto nel finale con Avellino, 79-81, concedendo qualche rimbalzo di troppo in attacco e sprecando quei liberi che avrebbero potuto consegnare il quarto posto con un turno d’anticipo.
Poco da fare se non guardare al futuro: la battaglia quarta-quinta piazza proprio con Avellino è ancora viva e per vincerla i rossoblu di coach Del Re hanno bisogno di una vittoria domenica a Desio (Palazzetto Aldo Moro, con PalaFitLine impegnato con la A2) alle 18: altrimenti sarà quinto posto, comunque lusinghiero, ma senza vantaggio del fattore campo nel primo turno playoff.
“La partita di Desio per noi è importante per conquistare questo quarto posto, che è nostro da 33 giornate e ce lo meriteremmo per quanto fatto durante tutto l’anno – commenta l’allenatore della Gema – Domenica giocheremo contro una squadra che non ha nulla da chiedere, già sicura dei playout contro Salerno, che avrà la serenità di non vincere per forza e sarà libera di mente. Una squadra comunque pericolosa, che probabilmente non avrebbe mai pensato di trovarsi in questa posizione di classifica a fine stagione”.
Un collettivo, quello della Rimadesio, formato da giocatori esperti e di talento come Sodero, uno dei migliori realizzatore della squadra, ma anche atipici: Giarelli e Maspero sono lunghi ma possono giocare anche da esterni, attaccano fronte a canestro e tirano da tre punti.
“L’unico lungo di ruolo è Klanskis, quindi parliamo di una squadra con 11 giocatori e con individualità interessanti: Mazzoleni attacca bene sia fronte che spalle a canestro, Baldini è un mancino che va spesso in doppia cifra, Valsecchi è un play del 2004 che tira col 45% da tre”, prosegue Del Re. “Noi dobbiamo mettere in campo tutto quello che abbiamo per giocare una partita di grande intensità soprattutto mentale. Vogliamo preparare i playoff con una vittoria e riscattarci dopo la sconfitta con Avellino. Servirà giocare con concentrazione, coraggio e consapevolezza di meritarci il quarto posto. Dovremo evitare i ritmi alti, e cercare di togliere certezze al loro sistema di gioco. E soprattutto non farci condizionare da un campo piccolo, come il PalaMoretto, che potrebbe diventare una sorta di bunker se ci fossero tanti spettatori”.